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* UNN'AVIRI NE' CAPU, NE' CUDA .

(Non avere né capo , né coda. E' come dire che una cosa o un discorso non hanno alcun senso, che sono del tutto incomprensibili ed inutili) .



* AVIRI LU CRAVUNI VAGNATU .

(Trovarsi in colpa e non essere in grado di difendersi. E' noto che anticamente, in tante famiglie, per riscaldare la propria casa si accendeva il carbone che, naturalmente, per assolvere lo scopo doveva essere completamente asciutto. Infatti "avere il carbone bagnato" vuol dire, essere in difetto) .

* IRISINNI CU LA CUDA 'MMEZZU LI GAMMI.

(Andarsene completamente sconfitto e mortificato, senza aver nessun elemento per discolparsi) .



* FARI ARICCHI DI MIRCANTI.

(Fare finta di non capire ciò che non conviene. E' questa una abitudine propria di certi mercanti, che pur di vendere, anche la merce più scadente, sembrano non volere ascoltare o fanno finta di non capire le lamentele dei clienti insoddisfatti).



* COMU UN CAVULU A MERENDA.

(Quando si dice che una cosa "c'entra come i cavoli a merenda" vuol dire che deve assolutamente essere eliminata, che disturberebbe, che potrebbe essere dannosa, anziché utile. L'espressione, entrata nel gergo popolare, deriva dal fatto che il cavolo, notissimo ortaggio, è un alimento molto pesante e difficile da digerire, per cui, è alquanto improbabile che possa essere consumato durante la merenda, che invece richiede un pasto leggero e non abbondante).



* ESSIRI SCRITTI A LIBRU NIVURU .

(La frase è tipica del gergo della malavita, ma spesso viene usata anche scherzosamente tra amici. Il più appropriato significato è quello di "essere nel mirino" di qualcuno che si vuole vendicare e pertanto non ci si deve augurare di trovarsi scritti "a libru nivuru". L'origine di questo detto, risale al periodo della rivoluzione francese del 1789, quando, per l'appunto, tutte le persone sospette e i rivoltosi venivano registrati su un librone di colore nero. Se catturati, i malcapitati venivano messi sicuramente alla ghigliottina e decapitati.)



* FARI “COGLI COGLI”.

(Sopportare con pazienza e rassegnazione. Se una persona dice: “accamora fazzu cogli cogli”, significa che vuol dare un preavviso o un’ammonizione, che in futuro possono tramutarsi in una energica reazione).



* MI VINISSI L'IMPITA DI.....

(E' uno scatto di rabbia a stento trattenuto. E' come frenare l'irruenza ed il proprio impeto, di fronte ad una persona che provoca, o che cerca in tutti i modi di litigare).



* FARI DETTA .

(Comprare a credito. In siciliano la parola detta significa debito).



* FARISI LA MUSCAGNA.

(La frase indica un modo di pettinare i capelli, che era in voga nel periodo in cui visse il grande musicista Pietro Mascagni (n.1863-m.1945), autore della famosa Opera lirica Cavalleria Rusticana. "Li capiddi fatti a la muscagna ", meglio se detti "a la Mascagni", erano per l'appunto una imitazione del modo in cui si pettinava il celebre Maestro, che portava i capelli tutti all'indietro).



* CHI BEDDU SPICCHIU.

(E' un'espressione che solitamente viene rivolta ai ragazzi in senso di rimprovero per qualche loro mancanza, o scorretto comportamento. "Lu spicchiu" era un oggetto casalingo costruito in argilla cotta in svariate forme, che munito di stoppino immerso nell’olio, veniva acceso per illuminare le case, quando ancora non c’era l'energia elettrica).



* GRATTARISILLA CU LA GRATTALORA.

(Negli anni '50 l’espressione “Grattatilla cu la grattalora”, era molto in voga a Ribera, specie quando avvenivano liti tra le famiglie o tra le donne, cosiddette "sciarrera". Era un modo di far rodere il fegato agli avversari, cercando di provocarli il più possibile. Altra frase simile, spesso era "ti fazzu arraggiari", derivata dal detto “Fari arraggiamenti”, per non citare quelle ancora più volgari).



* FARI VIDIRI LI SURCI VIRDI.

(E' la minaccia di una severa punizione nei riguardi di qualcuno. Il detto trae origine dal periodo fascista (1922-1942) in cui imperversavano le cosiddette squadracce, che punivano gli oppositori del regime. "I sorci verdi" erano un gruppo di fascisti aviatori, che intimorivano la gente con continui raid aerei, specie durante gli avvenimenti bellici).



* SAPIRI DÙ COCCIA DI LITTRA.

( Chi afferma: "dù coccia di littra li sacciu", intende dire, con un pò di immodestia e presunzione, di essere all'altezza della situazione e che sà cavarsela da sé).



* ANCORA CI FETI LA VUCCA DI LATTI.

(Ancora gli odora la bocca di latte. Frase che serve a qualificare una persona come inesperta e immatura).



* ERA LU TEMPU CA BERTA FILAVA.

(Questa frase trova riscontro in quasi tutte le regioni d'Italia e serve ad indicare tempi ormai passati e lontanissimi, quando, per l'appunto le donne filavano in casa, la lana o il cotone).



* ALL'ANTU PICCIOTTI !

(A mangiare ragazzi ! Anticamente con la parola "antu" si definiva la pancia e tale espressione veniva pronunciata nel momento in cui si poteva interrompere il lavoro per mangiare) .



* PANZA MIA FATTI VISAZZA.

(Pancia mia fatti bisaccia. È lo stesso che dire: "pancia mia fatti capanna". Si pronuncia per lo più, quando ci si appresta a fare un lauto pranzo o a gustare qualcosa di buono).



* UNN'HAIU FIGLI E CHIANCIU NIPUTI.

(Frase pronunciata da nonni o zii, quando, contro la loro volontà, sono costretti ad accudire ai propri nipoti o ad accontentarli nelle loro richieste di denaro).



* AMMUCCAMU !

(Si usa rivolgere questa parola a persone che stanno gustando qualche leccornia o stanno mangiando a sazietà. Può anche essere un complimento a chi ha ottenuto un successo in qualche iniziativa, o a chi è stato baciato da improvvisa fortuna) .



* ESSIRI UN ZUCCU DI FICUDINNIA.

(Essere un pezzo d'uomo ! Complimento che si rivolge solitamente ai giovanotti che hanno una bella presenza fisica. Pronunciata in una certa maniera la frase può anche voler dire ad una persona, che è tutta d’un pezzo, senza iniziative o meglio incapace) .



* ESSIRI ABBUTTATU DI CULOSTRA.

(Essere stato allattato con latte non buono. Si definiscono così gli individui antipatici, incontentabili o schizzinosi che amano vivere bene senza lavorare. Il detto ha origine dalla parola "culostra", cioè, il primo latte del seno di una donna che ha appena partorito e che, non é consigliabile dare al neonato).



* Ecco un campionario, non proprio edificante, di parole e frasi offensive che servono a qualificare persone incapaci, inette, stupide, sciocche, che non fanno simpatia, ecc. Si sono evitate, volutamente, quelle ritenute un pò oscene o contrarie al comune senso del pudore . Andavano di moda tra i ragazzi litigiosi di Ribera negli anni '40 e '50 :

TESTA DI ZORBU - ZUBBU - OVU CUVATIZZU - OVU CIRUSU - 'GNUCCULUNI - ZAGURDU - LICCHINNUNI - CASCITTUNI - BABBASUNI - PIRU COTTU - BACCHITTUNI - CANNATUNI - CARDUBULUNI - PANZA DI CANIGLIA - CARRATEDDU - CUTUGNU - CANAZZU DI MANNARA - BABBU DI CAMMARATA - FACCI DI SETTI CAMMISI - FACCI DI BRUNZU - MASI SCARIANU - SCIMUNITU CU LA PATENTI - MALAMINCHIATA - BAFANARU - FACCI STAGNATA - PICIOLLU - SCANAZZATU - MASCARATU - ARMA PINESA - BURDUNI - ed è meglio fermarsi qui.



* ESSIRI 'NA RIGGILIATURA.

(Frase offensiva per una donna pettegola, che stravolge i fatti e che va "sparlittiando" sempre, contro tutti e tutto) .



* E PROSITA !

(È un augurio per qualche lieto evento o per un successo conseguito).



* IRI 'NNARRÈ 'NNARRÈ COMU LU CURDARU.

(Peggiorare la propria situazione economica. L'espressione fa riferimento al movimento che fanno i cordari quando , indietreggiano per intrecciare la corda.

Famosa è la grotta, detta appunto “dei cordari” a Siracusa) .



* AD OGNI SFIRRIATA DI MUNNU.

( Come si sà, il nostro mondo impiega un anno per fare il giro completo attorno al sole. Con tale detto si vuol fare intendere che certi avvenimenti avvengono raramente). .



* QUANNU CALA LA CHINA, TUTTI LI STRUNZI VENNU A GALLA.

(La frase è rivolta a speculatori, profittatori e voltagabbana, che approfittano delle disgrazie altrui per arricchirsi. Il detto può anche essere spiegato come un avvenimento indesiderato, che inaspettatamente si abbatte contro tutti, coinvolgendo anche qualche insospettabile. Ha molta similitudine con l'altro detto “Calati juncu, ca passa la china” ) .



* MORI SANSUNI CU TUTTI LI FILISTEI.

(Anche questa frase ha, in parte, lo stesso significato della precedente e trae origine da fatti raccontati nella Bibbia a proposito del forte Sansone, che tradito da Dalila e accecato, ha fatto crollare un grande tempio, rimanendovi seppellito assieme ai suoi nemici . Tale espressione può anche voler dire, che occorre rischiare per riuscire in qualche difficile impresa ed essere preparati anche ad un insuccesso ) .



* NÈ CAZZI, NÈ MAZZI.

(Nè questo, nè quello. Rimanere a mani vuote) .



* FARI LA FIGURA DI PEPÈ.

(Fare una figuraccia. La frase proviene dall'"Opira di li pupi”, un'arte tipica della Sicilia, ancora viva, ma che rischia di scomparire. Infatti sono ormai pochissimi i teatrini di marionette, che sopravvivono solo per la passione e la costanza del proprio "burattinaio". Uno di questi, che è sicuramente un grande artista, ancora in attività è Mimmo Cuticchio di Palermo, che porta ancora i suoi preziosi pupi, da lui stesso costruiti, in giro per il mondo. Un personaggio noto "nell'Opira di li pupi" di qualche decennio fa, veniva chiamato Don Pepè, o anche Peppennino e si esibiva in parti ridicole e avventure, che terminavano sempre nel modo peggiore. Da quì l'origine del detto) .



* CU NASCI TUNNU, UN PÒ MORIRI QUATRATU.

(Vuol dire che è impossibile cambiare il carattere o l'intelligenza di certe persone, considerate irrecuperabili) .



* OMINI, OMINICCHI E QUAQUARAQUÀ .

(Secondo questo detto, le persone si distinguono in tre categorie : i veri uomini, gli uomini a metà e gli uomini insignificanti. Nel gergo della malavita, essere un quaquaraquà vuol dire, essere anche un vigliacco, un traditore o una persona senza alcuna dignità ) .



* LU FISSA CU È? CARNILIVARI, O CU CI VÀ APPRESSU !

(Frase che si pronuncia come rimprovero verso chi ingenuamente, imita o segue i cattivi consigli, ricevendone in cambio delusioni o sicuri insuccessi) .



* NUN SUGNU PISCI PI LA TÒ PADEDDA.

(Non sono così fesso da farmi ingannare da te. Letteralmente : "non sono un pesce per la tua padella").



* ARRAGGIUNARI A TRI TUBI.

(Far ragionamenti incomprensibili e senza alcun nesso logico) .



* ADDATTA E CHIANCI .

(Si può anche dire : "sta beni e lamentati". È un motto che può andar bene per chi non è mai soddisfatto di ciò che ha, come un bambino che piange mentre la madre lo allatta) .



* OGNI JOCU DURA POCU.

(Ogni cosa buona e piacevole dura poco) .



* CU AVI PRUVULI SPARA.

(Chi ha più argomenti li esponga. Chi è in grado di difendere i propri interessi, non guarda in faccia nessuno) .



* CURRI QUANTU VÒ, CA DDÀ T'ASPETTU .

(Questo antico detto era in uso tra i carcerati dell'Ucciardone di Palermo, per significare che prima o poi ci si doveva incontrare di nuovo. Spesso, era una minaccia, verso qualcuno che aveva tradito, o che non si era ben comportato, per fargli intendere che prima o poi sarebbe stato punito).



* FARI QUATTRU FACCI COMU LU CASCAVADDU.

(Fare quattro facce come il caciocavallo. Assumere vari comportamenti o atteggiamenti e non essere coerenti. Il caciocavallo, in Sicilia, è uno dei formaggi più diffusi e viene prodotto in forme a parallelepipedo che, mostrano, per l'appunto quattro grandi facciate).



* PIGLIARI SECHI SECHI.

(Prendere qualcosa o una persona con molta cautela) .



* PISULI PISULI.

(Piano piano. Quando piove pisuli pisuli vuol dire che sta cadendo una pioggia leggera ma continua. È simile al detto “chiovi a 'ssuppa viddanu” che è la pioggia più benefica per le campagne, in quanto i terreni hanno modo di irrigarsi lentamente, senza essere danneggiati).



* MISCIU MISCIU.

(Quatto quatto, cioè chinato e silenzioso, che si muove lentamente non facendosi quasi notare. Nel linguaggio di uso comune a Ribera, tale doppio aggettivo si attribuisce a chi, con sorpresa di tutti fa una azione che nessuno poteva immaginare). .



* C'È LA FRANCIA.

(Vuol dire che c'è poco denaro. Il detto trae origine dalla miseria che era costretto a subire il popolo siciliano durante la sanguinosa rivolta dei Vespri Siciliani, avvenuta a Palermo nel giorno del lunedi di Pasqua del 1282, per cacciare i francesi invasori da tutto il territorio siciliano).



* UNN'AVIRI MANCU UN PINÌ.

(Non avere alcuna disponibilità di soldi . Significa non possedere neanche la più piccola moneta degli Stati Uniti, che è appunto il "penny" e che equivale ad un centesimo di dollaro. Il detto sicuramente è nato subito dopo la Seconda Guerra Mondiale, negli anni '40, quando la Sicilia pullulava di soldati americani che erano venuti a liberarla.
* A PICCA A PICCA LU MONACU SI 'NFICCA.

(A poco a poco il monaco si introduce. Si può anche dire, sempre con lo stesso significato che "a picca a picca lu diavulu si 'nficca" e spesso, vuole indicare qualche persona invadente che a tutti i costi vuole intromettersi in faccende altrui).



* FARI LA GULA 'NNICCHI 'NNICCHI.

(Provare desiderio per qualche dolce o pietanza prelibata).



* UNNI RIMEDIU UN C'È, NUN VALI CHIANCIRI.

(È inutile versare lacrime o disperarsi per qualche cosa che non può essere fatta).



* ACCATTARI A CRIDENZA.

(Comprare a credito, cioè con l'impegno di pagare succesivamente. La parola "cridenza" sta ad indicare che il compratore è credibile e gode della fiducia del venditore).



* DARI LU CUCCU O LA 'MBRÙ A LU NUTRICU.

(Letteralmente, questa simpatica espressione dialettale tipicamente riberese, si può così tradurre: “dare l'uovo o l'acqua al neonato” ).



* FARI VIDIRI DI QUALI ERBA SI FA LA SCUPA.

(La tipica scopa siciliana si costruisce esclusivamente con un'erba che nasce spontanea, denominata "curina" che si ricava dalla "giummarra" essiccata. Si tratta della famosa palma nana ancora presente nel territorio siciliano e che oggi viene protetta per non andare in estinzione. Questo detto serve a far capire agli altri che non si ha alcuna voglia di scherzare e pertanto stiano attenti a sapersi comportare. Spesso, dire "ti fazzu vidiri di quali erba si fa la scupa", è un modo per intimidire qualcuno).



* FARI CUNTENTU E GABBATU.

(Far finta di accontentare qualcuno, ma a sua insaputa imbrogliarlo).



* ITTARI LU BANNU.

(Gridare per le strade.
* AVIRI STICCHI E FURMI.

(Possedere molte cianfrusaglie, oggetti inutili che creano disordine.

Trae origine dalle "stecche di legno" e dalle varie "forme" di cui si servivano i calzolai per riparare le scarpe).



* AVIRI LI 'MMURRITI.

(Essere molto irrequieti, agitati o nervosi. Letteralmente “avere le emorroidi”).



* FRASI CHI SI DICI.

(Scusando il bisticcio di parole, questa è una "frase", che giustifica un'altra "frase", quando la persona a cui è stata rivolta non ne ha afferrato il vero significato o non l'ha gradito).



* FARI L'INDIANU.

(Far finta di non capire o di non sentire. È simile ai detti "Fari aricchi di mercanti" o "Fari lu fintu tontu").



* SÙ CCHIÙ LI VUCI, CA LI NUCI.

(Sono più le parole che i fatti. È come dire "Scrusciu di carta assà e cubbata nenti").



* ITTARI LIZZARI.

(Pronunciare cattive parole verso qualcuno, o disperarsi con pesanti improperi, per qualche contrarietà).

* ITTARI LU PICCHIU.

( In siciliano la parola "picchiu" indica il pianto, specie quello dei bambini. "Picchiuliari" vuol dire piangere sommessamente e in continuazione, facendo, a volte, innervosire qualcuno. La frase è intesa come un "malaugurio" e viene attribuita a persone che intervenendo, anche a sproposito, in qualche situazione, fanno di tutto per far trasparire il loro pessimismo e la loro incredulità ).



* CI VONNU QUATTRU OMINI PI GHITTARI FORA UN MORTU,

FIGURARISI PI UNU VIVU !

(Occorrono quattro uomini per portare fuori un defunto, figurarsi quanti ne occorrono per buttare fuori uno vivo. Il detto si riferisce a situazioni di rissa, quando qualche persona furiosa, difficilmente può essere allontanata dai pacieri di turno) .



* METTIRI A LU ZUZZU.

(Si può anche dire "'mpajari a lu carrettu" , cioè, costringere qualcuno a lavorare, anche contro la sua volontà. Nel dialetto siciliano la parola "zuzzu" indica il suono sgradevole di un violino o un ingrato lamento di una persona costretta a soffrire) .



* IRI A LI CUMUNA.

(La parola dialettale "cumuni", da non confondere con il palazzo del municipio, indica un immondezzaio o una discarica, posta nella periferia di un paese. Spesso questi luoghi erano ricettacolo di cani e gatti randagi, e costituivano un pericolo per la salute pubblica
* ESSIRI UN CECÈ PISCI.

(Anche Cecè Pisci, come Peppe 'Nnappa, o Peppennino, era una figura tipica del teatro delle marionette, la cui caratteristica essenziale era quella di combinarne di tutti i colori ed essere un vero guastafeste. Quindi la frase si presta per quei ragazzi, che a dispetto dei genitori, mostrano atteggiamenti un pò da discoli e un pò da scemi, ma con il solo scopo di creare un pò d'allegria e non per pura cattiveria).



* METTISI LI PEPÈ,

(Mettersi le scarpe. Tale modo di dire viene adottato solo quando si ha a che fare con bambini in tenerissima età. Si riportano come esempi alcune frasi tipiche riberesi che fanno parte, appunto del linguaggio infantile : "fà la vò vò (invito a dormire), “lu tatà ( il cavallo), "lu mmè mmè" (la pecora), "ti dugnu tetè" (ti dò botte), "emu a ddrì ddrì (andiamo a spasso), ecc...



* ESSIRI 'NA JUMINTUNA.

(Letteralmente significa “essere una giumenta”, ma in dialetto vuol dire “essere maleducata”. La parola “jumintuna” si diceva alle ragazzine, quando cominciavano a mostrare i primi segni di distacco e di disaccordo con la propria madre, o mostravano poco rispetto. Si può anche dire "essiri sfrinata", cioè senza freno, o “rispustera”, che risponde senza alcun garbo ai rimproveri dei grandi).



* CUNTARI QUATTRU PI CINCU.

(Raccontare cose non vere stravolgendo la realtà).



* ESSIRI UN ‘NZAPPARRUNI.

(Essere uno zotico, che ha modi rudi nel presentarsi, ovvero un bonaccione, che si mostra goffo sia nelle discussioni che nelle azioni).



* ISARI LI PIUNCHI.

(Alzare i piedi, sbrigarsi a camminare).



* COMU MI CANTI TI SONU.

(Detto pronunciato da chi vuole rispondere per le rime, dando risposte appropriate).



* A UNU A UNU E SENZA AMMUTTARI.

(Fare le cose con calma, senza fretta e senza spingere per non generare confusione) .

* ESSIRI BEDDU, LISCIU E PITTINATU.

(Essere una persona che dimostra calma, sicurezza, disinvoltura e che lascia trasparire anche una certa eleganza).



* ESSIRI MUZZICATU DI L'API.

(Essere molto arrabbiato, nervoso ed intrattabile) .



* NÈ ACQUA CHI LU VAGNA, NÈ SULI CHI L'ASCIUCA.

(Si dice di persona molto tranquilla, che mostra indifferenza e disinteresse per ogni cosa. Insomma, una persona che difficilmente prende qualche iniziativa).



* LU JORNU DI LU PICURARU.

(È l'ultimo giorno di Carnevale e quindi si ha l'ultima possibilità di divertirsi. In certe occasioni, dire "è l'urtimu jornu di lu picuraru", vuol significare, che bisogna approfittare di ciò che si ha a disposizione, poiché l'indomani può essere troppo tardi. Il detto trae origine dalla leggenda che narra del pastore che, per distrazione, pensava che in paese si stesse per festeggiare l'ultimo giorno di Carnevale, ma quando vi è giunto, ha appreso che tutti i divertimenti erano finiti e si era già al giorno delle ceneri. Il Signore, mosso a pietà, ha da allora acconsentito di aggiungere un altro giorno al periodo carnevalesco, per il divertimento del povero "picuraru") .



* 'MPAIARISI AD UNU PI DAVANTI.

(Rimproverare qualcuno in maniera violenta e volgare).



* PIGLIARISILLA CU CCU SI SENTI LU MEGLIU.

(Non avere riguardi per nessuno. Essere nervosi ed arrabbiati con chiunque).



* STARI CU LA FUNCIA.

(Tenere il broncio, essere incavolati e tristi, stringendo ed allungando le labbra in avanti).



* QUANTU CASSATEDDI HAIU A LA FRANCIA E CCÀ MORU DI FAMI.

(È l'amara constatazione di chi, pur possedendo beni materiali, non è in grado di poterli utilizzare e viene a trovarsi in una improvvisa situazione di ristrettezza economica).



* TRAVAGLIARI PICCA E CHIDDU CHI C'È FALLU FARI ALL'ATRI.

(Lavorare poco o niente e quello che c'è da fare, farlo fare ad altri. L'espressione, a buon diritto, può essere considerata l'inno "di li lagnusi", cioè degli scansafatiche).



* CU 'NN'APPI 'NN'APPI CASSATEDDI DI PASQUA.

(Chi ha avuto ha avuto. Non ci sono più, altre possibilità per fare o ottenere qualcosa).



* ESSIRI COMU LU FARU DI MISSINA, SÈ URI SCINNI E SÈ URI ACCHIANA.

(Si dice di persone sempre indecise, che cambiano idea da un momento all'altro, mostrando notevole incoerenza con le proprie idee).



* CI PÒ CALARI LA PASTA.

(È un modo per dire "stanne certo che è come dico io". È come voler mostrare sicurezza per ciò che si afferma. Il significato del detto è molto simile alla frase “ci puoi scommettere” ) .



* FARI CATINAZZU.

(Far cilecca, fallire in qualche cosa. Nel gergo siciliano però, il significato più appropriato è quello di "non essere in grado di completare un atto sessuale e rivelarsi impotenti).



* ESSIRI CU LU CULU 'NTERRA.

(Ridursi in miseria a causa di iniziative fallite o per troppi debiti, che difficilmente potranno essere onorati. L'origine di questo detto, si fa risalire al periodo storico del Medioevo, quando i debitori insolventi, venivano denudati dei pantaloni e venivano costretti a posare le natiche a terra, tra la derisione della gente).



* LU SABATU SI CHIAMA ALLEGRA CORI, BIATU CU AVI BEDDA LA MUGLIERI,

CU L'AVI LASDA CI SCURA LU CORI E PREGA CA LU SABATU NUN VENI.

(Questo famosissimo detto popolare era in uso a Ribera negli anni '30, ‘40 e '50, tra i contadini che si recavano a lavorare in campi molto lontani dal paese. Era uso di rimanervi per tutta la settimana, facendo ritorno a casa, solo al sabato. Naturalmente, i mariti che avevano una bella moglie, erano felici del proprio rientro tra le pareti domestiche, mentre, chi la moglie l'aveva brutta, sperava che il sabato non arrivasse mai. Tali versi spesso venivano anche cantati) .



* AGNEDDU E SUCU E FINÌ 'U VATTIU.

(Indica la fine di un bel pranzo o di una festa. Può anche significare che un certo progetto, pur portato avanti con impegno anche economico, purtroppo si è rivelato un inaspettato insuccesso).



* BEDDA, COMU LU CULU DI LA GATTAREDDA.

(Frase ironica e burlona che si rivolge a qualche ragazza, giudicata vanitosa, che fa di tutto per apparire bella. Sembra un pò esagerato l'accostamento tra un viso di donna e la parte meno nobile di una gattina, ma l'espressione, spesso è pronunciata senza alcuna cattiveria).



* ESSIRI COMU LA VARCA DI GIARACANNÀ.

(Giaracannà, anticamente era un pescatore delle nostre parti, che possedeva una barca molto malandata e dissestata e pertanto non riusciva mai a fare buona pesca. Il detto si presta per quelle persone che non usano i mezzi adeguati per riuscire a realizzare un loro progetto).



* MA V'ACCATTATI LI BABBALUCI 'NTI FULIPPU PIULINU.

(Un simpatico personaggio degli anni '50, a Ribera era soprannominato "Fulippu piulinu". Questi, andava sempre in giro per le strade a vendere "babbaluci di la Sammuca", cioè chiocciole provenienti dalla vicina Sambuca di Sicilia. Il detto ogni tanto veniva pronunciato con l'evidente intenzione di mandare qualcuno a "quel paese" o per contraddirlo in qualche sua affermazione).



* AVIRI LI SANTI 'MPARADISU.

(Avere la possibilità di trovare raccomandazioni o protezione da parte di chi ha potere).



* 'NTI CHI LU VITTI, LU SVITTI.

(Lo dice chi, vede qualcosa solo per un breve e fuggevole attimo).



* FARISI LU GRUPPU A LA SCHIAPPINA.

(Nei tempi passati, "lu gruppu a la schiappina" , cioè un nodo di cravatta piccolo e malandato, era considerato segno di poca eleganza e trascuratezza nel vestirsi).



* LAVARISI LA 'MPIGNA.

(Anche se il vero significato della parola siciliana "mpigna" è la parte alta della scarpa e cioè la tomaia, a Ribera questa frase vuol dire "lavarsi la faccia". Dire a qualcuno "Ma và lavati la 'mpigna", è come dirgli di andarsi a purificare perché non è per niente credibile).



* CAMINARI DI MEZZU LATU COMU A CATANIA.

(Alcuni anni fa a Ribera esisteva un simpatico personaggio di cognome Catania, che essendo molto esile, nelle giornate di forte vento, si dice, camminasse per le strade, con grosse pietre in tasca, per appesantirsi e non rischiare di cadere a terra
[Modificato da magiadimaglia 08/12/2008 22:12]