00 08/07/2008 23:59
Frasi rappresentative del dialetto siciliano: parte 1°
* * * MODI DI DIRE * * *

(Commentati e spiegati da Giuseppe Nicola Ciliberto)www.cilibertoribera.it

MIZZICA !

(Anche questa parola, tipica di tutti i siciliani, ormai conosciuta in ogni parte del mondo, indica meraviglia e incredulita' verso qualcosa. Simile a questa se ne possono annoverare tante altre con lo stesso significato, come: "misca", "miscaleddu", "matri") .



A LU FUNNACU DI PITICCHIU.

(E' la risposta che un tempo davano le nonne o le mamme ai propri nipoti o figli quando veniva loro richiesto del denaro che non intendevano dare. E' ignota l'origine del detto, ma si e' dell'idea che sia esistito un certo Piticchio, ricco e generoso possidente, il quale molto spesso, elargiva aiuti ai bisognosi che si presentavano presso il suo fondaco).



A LU BANCU DI LU SCIDDRICU !

(Anche questa espressione ha lo stesso significato della precedente e cioè: "se vuoi soldi, rivolgiti al banco dello scivolo". Da una analisi del detto si è propensi a credere che sia esistita una Banca con qualche scivolo davanti all'ingresso. Forse, in tempi ormai lontani si pensava gia' all'abbattimento delle barriere architettoniche per facilitare l'accesso ai portatori di handicap ?)

Altra spiegazione che puo' considerarsi verosimile è quella che viene dal gioco a carte chiamato "baccarà". Quando il banco sta perdendo in continuazione si usa dire "Lu bancu sciddrica" e praticamente distribuisce denari a tutti) .



NESCI BRASI E TRASI MASI.

(Esce Biagio ed entra Tommaso. E' un modo di dire che vuol significare che nei posti di potere, entrano ed escono sempre le stesse persone. Il detto si adatta molto agli uomini politici che si alternano continuamente alla guida della cosa pubblica, mentre i problemi restano spesso irrisolti).



VA FATTI MONACU !

(Vai a farti frate. E' un modo elegante per mandare "a quel paese" qualcuno. Infatti , piu' audace e maleducata sarebbe stata l'espressione "Vaffanculu", oggi molto in voga tra i giovani).



VA FATTI FARI UN VARZARU !

(Vai a farti fare un valzer. Ha lo stesso significato e lo stesso senso del detto precedente).



MARITATI C'ARRIZZETTI.

(Sposati, così ti sistemi. Solitamente, tale frase si rivolge agli scapoli di una certa eta', purchè abbiano gia' una fonte di reddito) .



STA BENI E LAMENTATI.

(Si dice a chi, pur godendo di una buona situazione economica, ha sempre il vizio di lamentarsi o di mostrarsi pessimista quando sta per intraprendere una iniziativa).



OGNI LASSATU E' PIRDUTU.

(Ogni lasciato è perduto. Infatti le occasioni bisogna saperle cogliere al volo, quando si presentano. Ciò che si rifiuta oggi, forse non sarà piu' possibile averlo domani) .



CHI 'NNICCHI E 'NNACCHI !

(Nel nostro gergo riberese, tale frase, oggi non viene quasi più pronunciata, ma è stata molto in voga negli anni '50. Il più appropriato significato è: "ma che c'entra ! ", "ma che mi racconti ! " , come voler dire anche : "ma questa cosa non ha senso ! " Il detto, molto probabilmente trova origine nel motto latino “ Nec hic, nec hoc“ che vuol dire “Né questo, né quello” .



CU FICI, FICI .

(Chi ha fatto, ha fatto. Vuol dire anche, che non c'è più tempo per far qualcosa) .



CU METTI CAVIGLI, E CU METTI PIRTUSA !

(C'è chi cerca di aggiustare e chi cerca di danneggiare).

BEDDA PUMATA PI LI CADDI !

(Bella pomata per i calli ! E' una espressione ironica per definire un cattivo soggetto. Tale modo di esprimersi ha origine dai numerosi venditori ambulanti che vendevano "miracolosi prodotti" per eliminare i calli, ma che alla prova dei fatti si rivelavano veri e propri imbrogli) .



IRISINNI UNNI PERSI LI SCARPI LU SIGNURI.

(Andare dove ha perduto le scarpe il Signore. Vuol significare piu' precisamente, andare molto lontano, possibilmente in posti impensabili che potrebbero essere causa di rischi) .



TE CCA', MANCIA !

(Tieni qua', mangia ! E' un modo ironico per dire a qualcuno : "ce n'e' anche per te, tieni, approfitta).



ESSIRI NUDU E CRUDU.

( Essere schietto, veritiero, attendibile. Il detto popolare, che contiene due parole in rima, come la gran parte delle espressioni idiomatiche e proverbiali, vuole indicare una persona che essendo "nuda" e "cruda", non ha nulla da nascondere e non può essere stata manipolata, in alcun modo, similmente alla carne non ancora cotta.

Tale modo di dire, può anche essere riferito ad una persona che, rivelando una tragica notizia, anche contro la propria volontà, potrà apparire crudele e senza riguardi) .



SENTISI FRISCARI L'ARICCHI.

(Chi non ha mai detto: "mi friscanu l'aricchi ! sa' cu m'annintuva ! " . Letteralmente vuol dire <> . Questa espressione, di uso comune ancora oggi, trova origine in un antico e diffuso pregiudizio. Anticamente, si credeva appunto che, quando si avvertiva un ronzio ad un orecchio, ci si trovasse sulla lingua di qualcuno. La credenza consisteva nel fatto che, se il ronzio fosse stato nell'orecchio destro, allora la cosa era a fin di bene. Viceversa se era l'orecchio sinistro a fischiare, ci si doveva cautelare perché qualcuno stava parlando male. In ogni modo si chiedeva, quasi sempre ad una persona, di pronunciare un numero da 1 a 21, dopodiché, risalendo alla lettera dell'alfabeto che occupava la stessa posizione, si pensava a qualche nome di amici o parenti che iniziasse con quella stessa lettera. Da qui' si poteva dedurre, a seconda del primo nome che veniva in mente, chi potesse essere la persona che aveva provocato il "friscare di l'aricchi") .



PIRCHI' DU' UN FANNU TRI' .

(Perché due non fanno tre. E' una risposta un pò comica e ironica che si dà alla domanda : "pirchì ? ", quando non si ha intenzione o non si sa cosa rispondere ).



QUANNU SI CUNTA E' NENTI.

( Quando si racconta è niente. E' il commento che si usa fare dopo qualche incidente o disavventura, che per fortuna, non hanno avuto gravi conseguenze).



VA' PIGLIA A MARTA CU LU SCURU.

(Frase, in apparenza senza alcun significato, ma che viene spesso usata da chi è più avanti con gli anni per dimostrare una certa incredulità verso qualcosa. Da una attenta analisi del detto, emerge il convincimento che il vero senso sia quello di credere che una cosa sia difficile da trovare o da capire. Molto probabilmente tale detto che può tradursi in <>, deriva dalla convinzione, che, essendo l'isola di Malta quasi dispersa in mezzo al mare Mediterraneo, sia abbastanza difficile per gli aerei o per le navi individuarla di notte) .



FATTA LA LIGGI, SI TROVA L'INGANNU.

(Fatta la legge, si trova l'inganno. Tale detto, che può anche essere considerato un proverbio, evidenzia bene come per ogni male si trova un rimedio. Infatti, i soliti furbi trovano sempre una scappatoia, quando vogliono farla in barba a qualsiasi legge) .

FATTI LA FAMA E VA’ CURCATI.

(Fatti la fama e vai a letto. Si dice a chi ama vivere sulle glorie del passato, sfruttando i meriti precedenti e senza più adoperarsi per continuare il proprio impegno verso qualcosa ) .



A LI GRANA CA LU SURBIZZU E’ LESTU.

(Fuori i soldi, in quanto il lavoro è stato terminato. E’ un modo simpatico di chiedere il compenso per una prestazione eseguita).



SI TRATTA MANERA !

Frase che si usa pronunciare quando non si è d’accordo su un certo comportamento o non si condivide una azione. E’ come dire: “C’è modo e modo di fare le cose” ) .



CU E’ LU MEGLIU PIGLIA L’ARSU.

(E’ un giudizio negativo su un gruppo di persone, ritenute inidonee o incapaci a far qualcosa. E’ come se, tra tutti, il migliore, fosse solo capace di prendere tra un mazzo di carte, soltanto l’asso, che è il valore più basso).

ESSIRI UN FILIBUSTERI.

I filibustieri erano pirati avventurieri di nazionalità inglese, olandese o francese che tra i secoli XVII e XVIII facevano scorrerie nei mari dei Caraibi e delle isole Antille saccheggiando i vascelli spagnoli che trasportavano merci varie. Il detto, molto in uso nel gergo popolare siciliano, però, assume ben altro significato e viene solitamente rivolto a ragazzi un po’ discoli e molto vivaci. A volte, dire ad un bambino che è un vero filibustiere, o come si usa dire da noi “un veru dilinquenti”, equivale a definirlo addirittura furbo e intelligente, che sa cavarsela in qualunque situazione.).



E TORNA PATRUNI E SCIUSCIA.

(E’ una frase molto usata nel dialetto siciliano e serve a far zittire una persona che insiste nel fare o nel dire qualcosa non gradita e non condivisa).



DINTRA COMU ‘NA GADDINA E FORA COMU ‘NA REGINA.

(Spesso la donna dentro le mura domestiche non cura la bellezza, l’eleganza ed il proprio aspetto fisico, ma quando esce fuori di casa si trucca e si veste con accuratezza).



UN PUTIRI FARI UN'OCCHIU A 'NA PUPA.

(Non riuscire a realizzare niente di buono, o non essere in grado di migliorare le proprie condizioni economiche) .



AMARU COMU LU FELI.

Come si sà, il fiele, che è una vescica attaccata al fegato, ha un sapore molto amaro e spesso, nel linguaggio popolare, viene associato ad: amarezza, angoscia ed anche a scortesia. Quindi, essere "amaro come il fiele" equivale ad essere scontrosi, poco educati o pieni di odio verso qualcuno).



PASSARI IN CAVALLARIA.

(Finire nel dimenticatoio. Si dice quando una cosa viene volutamente ignorata, dimenticata o tenuta nascosta agli altri, per far sì che non se ne parli più.

Nel mondo della milizia a cavallo, occorre fare un lungo tirocinio prima di passare effettivi a far parte della cavalleria, considerata un ordine di grande prestigio, la cui peculiarità sono: la nobiltà, la generosità, la cortesia e i modi galanti. Infatti "essiri un veru cavaleri" è un grande complimento ad una persona, che sa bene comportarsi, specie con le donne. Per un giovane, quindi, passare in cavalleria era come lasciare le vecchie abitudini ed allontanarsi da tanti vecchi amici, che a poco a poco lo avrebbero dimenticato) .



AVIRI LI VERTULI CHINI E LA PANZA VACANTI.

(Avere le bisacce piene di buone cose e la pancia vuota. Si addice a persone che pur disponendo di beni materiali e non, si trovano nella condizione di non poterne fare uso. È simile al detto "Quantu cassateddi haiu a la Francia e ccà moru di fami").



CU AVI CULU CUNSIDIRA.

(Espressione che si usa pronunciare con un pò di ilarità, per giustificarsi di un involontario e rumoroso scorreggio) .



IRISINNI A LI QUATTRU TUMMINA !

(Morire e andarsene al cimitero. Anticamente, il primo cimitero di Ribera, con molta probabilità, occupava una superficie di circa "quattru tummina", cioè quattro tumuli, che pressappoco equivalgono a 8.000 metri quadrati. Nel corso degli anni, è stato ampliato in maniera notevole, ma il detto, è in uso ancora oggi.

Altra possibile spiegazione, proviene dal gergo dei carcerati, che hanno avuto la malasorte di provare l'Ucciardone di Palermo. Tale luogo di pena, infatti, fino ad alcuni anni fa, veniva comunemente chiamato "li quattru tummina" e andarci a trascorrere i propri giorni, era come morire).



ACCHIANARISINNI.

(Ha lo stesso significato della precedente frase, cioè morire. Letteralmente la parola vuol dire "salire in alto" e quindi, per i riberesi, il cui cimitero si trova nella parte più alta del paese, è alquanto naturale capire il vero significato della parola) .



ESSIRI A VINTITRÌ URI E TRI QUARTI.

(Essere in punto di morte) .



O SORTI, O MORTI .

(O la và, o la spacca. Rischiare. Tentare un'impresa difficile, che può anche finire in un clamoroso insuccesso) .



MUZZICARISI LA LINGUA.

(Mordersi la lingua o struggersi l'anima per aver rinunciato ad intraprendere un'azione che avrebbe potuto avere successo. Equivale anche, a pentirsi per aver detto qualcosa che sarebbe stato meglio non dire) .



FACISTI LU SAGRISTANU.

(Frase che anticamente, e forse ancora oggi, viene rivolta scherzosamente a chi spegne una candela. A volte, bonariamente, la persona presa di mira, risponde con un'altra frase : "E tu facisti lu lampiuni ! ) .



A LU FRIIRI TI VOGLIU.

(Ti voglio vedere all'opera, alla prova dei fatti. Si può rivolgere, anche, a persone che hanno fatto un cattivo affare, ma ancora non se ne sono resi conto. È come se una persona avesse la disavventura di comprare del pesce non fresco e se ne accorgesse soltanto al momento di friggerlo).



VULIRI TAVULA CUNZATA E PANI SMINUZZATU.

(Voler trovare la tavola imbandita e il pane già tagliato. Pretendere di trovare tutto in ordine, a condizione che siano gli altri ad adoperarsi).



ESSIRI PANZA E PRISENZA.

(Essere presenti solo fisicamente, senza dare alcun contributo fattivo).



ABBAGNARICCI LU PANI.

(Godere delle disavventure altrui) .



ABBRUSCIARI LU PAGLIUNI.

(Letteralmente significa "bruciare un mucchio di paglia", ma il vero senso di questa espressione è quello di approfittare di qualcuno e fargli pagare una cosa più cara del prezzo reale. Si dice anche "fari sciampu e capiddi").



CHISTA È LA VITA.

(È una frase molto comune che si usa in tante situazioni e che può voler dire: "questo è il destino" , "prendiamo la vita così come viene").



CU LA VOLI COTTA E CU LA VOLI CRUDA.

(Chi la vuole in un modo e chi in un altro. La frase si addice a più persone in continuo disaccordo).



CURRIRI COMU UN LEBBRU.

(Correre come una lepre. Scappare, dileguarsi velocemente, specie quando si è inseguiti) .



CANI CA NUN CANUSCI PATRUNI.

(Il cane qui, simboleggia una persona ingrata, che non ricambia il bene ricevuto) .



CUNTENTU COMU 'NA PASQUA.

(Essere molto contento e felice. Fa riferimento alla Festa di Pasqua
'MBRIACU COMU 'NA SIGNA.

(Ubriaco fradicio, o riempito come una spugna).



ESSIRI UN COCCIU DI CALIA.

(Frase solitamente rivolta a bambini o ragazzi discoli, che ne combinano di tutti i colori. Il "cocciu di calia" è uno dei tanti semi abbrustoliti che vengono venduti nelle feste o sagre paesane, come ad esempio: fave, ceci, arachidi, nocciole americane, oppure semi di zucca, di girasole, ecc.).



CCHIÙ CHI CRISCI, CCHIÙ 'NTINTISCI.

(Più cresce e più diventa cattivo e prepotente. Frase, spesso pronunciata da mamme o nonne nei confronti di ragazzini, che pur richiamati varie volte, continuano a fare i capricci.

La parola '"ntintisci" che vuol dire "diventa più cattivo", deriva dalla parola siciliana "tintu" che appunto sta per: monello, discolo o cattivo e a sua volta ha origine dal verbo "tingere" o meglio "macchiare, sporcare". Quindi "essiri tintu" è come essere macchiati di qualche colpa o non essere proprio limpidi o puliti nella coscienza. Anche la frase "Fari tinturii" equivale a fare cattiverie o tenere comportamenti scorretti).



CU MANGIA FA MUDDICHI.

(Chiunque può sbagliare, come dice la famosa frase latina "Errare humanum est").



AH ! LI BEDDI TEMPI ANTICHI.

(È un modo di dire tipico dei più anziani, che, rimpiangono i tempi passati, quando qualcosa va male. Le problematiche sociali sono sempre esistite e sempre esisteranno, ma a volte, ritornando indietro con la mente, si ricordando, purtroppo solo le cose buone. È la nostalgia per gli anni della gioventù e non un vero desiderio di tornare al passato).



COMU MI CANTI TI SONU.

(Ricambiare con la stessa moneta, rispondere per le rime o saper reagire a qualche scorrettezza) .



ESSIRI L'URTIMU CHIOVU DI LA CARROZZA.

(Essere considerati persone di poco conto, che non hanno alcuna influenza).



ESSIRI BEDDU ACCIPPATU.

(Essere robusto e ben posato. Un giovane con bella presenza fisica, solitamente viene paragonato ad un ceppo d'albero, radicato saldamente al terreno. Altra frase simile è "Essiri un zuccu di ficudinnia").



ESSIRI PAZZU DI CATINA.

(Essere furioso ed irascibile, dare in escandescenze come certi pazzi che possono essere fermati solo se incatenati. Si può anche dire "pazzu di catina", ad una persona che, senza riflettere, si appresta ad intraprendere qualche azione molto rischiosa).



NUN MANGIA, PI NUN CACARI.

(La frase si riferisce ad una persona che non ha iniziative, che non ama il rischio e che evita il più possibile di spendere denari).



CU FUTTI FUTTI, DIU PIRDUNA A TUTTI.

(Si dice così allorquando si pensa che i delitti e i misfatti perpetrati non saranno mai scoperti e quindi resteranno impuniti).



IRI A LIGNA SENZA CORDA.

(Andare a far legna senza portare dietro una corda per legarli è come accingersi a fare un lavoro senza avere tutto l'occorrente e quindi, rischiare un insuccesso o trovare grosse difficoltà).



HANNU A PASSARI STI 29 ANNI, 11 MISI E 29 JORNA.

(È un detto popolare, tratto da un famoso canto di carcerati, per significare che prima o poi il giorno tanto desiderato arriverà).



ZAPPARI ALL'ACQUA E SIMINARI A LU VENTU.

(Fare dei lavori inutili, che non daranno buoni frutti)
CHIACCHIARI E PATACCHIARI.

(Discussioni inutili, che servono solo a perdere tempo. La parola "patacchiari" proviene da patacca, cioè una moneta falsa o non riuscita bene e pertanto, da non tenere in alcuna considerazione).



DARI VISCOTTA A CU UNN'AVI DENTI.

(Offrire buone occasioni a chi non sa sfruttarle).



TIRARI ACQUA CU LU PANARU.

(Sprecare il tempo inutilmente. Può anche significare, che per fare un certo lavoro, si stanno utilizzando arnesi o mezzi non appropriati).



NENTI AVIA E NENTI HAIU, MI 'NNI FUTTU E MI NNI VAIU.

(Tale espressione, solitamente viene pronunciata da chi, perde al gioco, una somma precedentemente vinta. Si presta anche per chi, fallisce in qualche impresa di carattere economico, ma senza nulla rimetterci).



LU POVIRU UNN'AVIA E LIMOSINA FACIA.

(Una persona, in cattive condizioni economiche, a volte è costretta, suo malgrado, ad aiutare qualcun altro più bisognoso).



LI SORDI FANNU VENIRI LA VISTA ALL'ORBI.

(Il denaro fa venire la vista ai ciechi. Vuol dire anche avidità per il denaro).



VULIRI BENI COMU UN RIZZU 'MPETTU.

(Dimostrare un affetto che in realtà non si ha. Nascondere le vere intenzioni con falsi atteggiamenti).



SPARDARI E MIGLIURARI.

(Vivere nel benessere, spendendo, con la certezza di migliorare sempre più le proprie condizioni

economiche).



FARI CAPIRI CA LU PUCI AVI LA TUSSI.

(Non risulta che le pulci possano avere la tosse e, pertanto, chi viene preso di mira con questa frase è da considerare una persona che esagera inverosimilmente o vuol dimostrare l'impossibile).





VILENU ISARISI L'OCCHI !

(Frase che si è soliti pronunciare nei riguardi di una persona, possibilmente parente o amico, che fa finta di non vedere per evitare di salutare.



LU CUNTU DI PITICANEDDU.

(Anticamente, i nostri progenitori erano soliti raccontare avventure e gesta di personaggi o di eroi tratti da romanzi, dalla storia o dalle fiabe. A volte, qualche narratore, improvvisava un racconto, e, non ricordandolo bene, finiva per confondere le idee a chi stava ad ascoltare. Piticaneddu era appunto un personaggio di fantasia, la cui storia, tramandata di generazione in generazione, ha subito tali e tante trasformazioni, che nessuno più è stato in grado di conoscere le vere ed originarie avventure. Pertanto, ancora oggi, si dice “mi pari lu cuntu di Piticaneddu”, ad una persona, che, non riesce a farsi capire).





LU CORI MI VINNI !

(È una frase di soddisfazione, per aver mangiato o bevuto a sazietà, o anche, per essersi tolti una preoccupazione).



* FUMAMU E GGHEMU 'NCULU A LU GUVERNU !

(È un modo un pò scherzoso e simpatico per giustificare il vizio del fumo, in quanto si è consapevoli che lo stesso può provocare danni alla salute. Quindi, dire : " fumiamo e prendiamo in giro il Governo" è come ammettere, che in realtà si sta prendendo in giro se stessi ) .



* TRATTARI CU LI 'NGUANTI GIALLI !

(Trattare bene, rispettare. Nell'ottocento e fino ai primi anni del nostro secolo, erano in uso i guanti, che oltre ad essere un comodo riparo per le mani, servivano anche a distinguere i vari ceti sociali della gente. Tra le persone raffinate e benestanti, considerate, a ragione o a torto, educate e rispettose, andavano di moda per l'appunto i guanti di colore giallo) .



* PEDDI PI PEDDI, MEGLIU LA TÒ CA LA MÈ.

(Pelle per pelle, meglio la tua che la mia. Può essere considerata una espressione degna di chi non ha alcun senso di altruismo verso il prossimo).



* BOTTA DI SALI CHI CI VENI !

(È una imprecazione verso qualcuno che ha provocato qualche guaio. In certi casi può anche essere considerata una grave maledizione. L'origine di tale frase si fa risalire all'antico e duro lavoro dei minatori, che estraendo il sale in anguste, pericolose e buie gallerie del sottosuolo agrigentino, specie a Racalmuto, sbattevano la testa contro le pareti rocciose, procurandosi a volte, gravi ferite).



* CHIDDU CH'È SCRITTU, LEGGIRI SI VOLI.

(Ciò che è scritto si può leggere. Le parole scritte hanno più valore di quelle pronunciate. La frase si rifà al motto latino "Verba volant, scripta manent" e cioè "Le parole volano, mentre ciò che è scritto rimane" ) .



* ESSIRI CCHIU' VECCHIU DI LA CUCCA.

(Essere molto vecchio. "La cucca" in siciliano è il femminile di "lu cuccu", nome con il quale viene indicato il gufo, uccello notturno che, si pensa, abbia una lunga vita ) .



* AVIRI LA LUPA .

(Avere una fame da lupo. Essere insaziabili e mangiare continuamente).



* CU PIGLIA UN TURCU È SÒ.

(Si dice di una persona che fa di testa propria, senza tenere conto delle opinioni degli altri o di eventuali regolamenti. L'origine di questo detto si può far risalire alle invasioni dei turchi sulle coste della nostra sempre martoriata Sicilia. Grande era l'odio per questi razziatori, tant'è che spesso, molti siciliani, animati di grande coraggio, li contrastavano e li combattevano, anche a costo della propria vita. A volte qualcuno, riusciva a catturare un turco e contro gli ordini di chi comandava, anziché consegnarlo, preferiva tenerselo e fare giustizia da sé .

Da qui è nato il detto , che tradotto significa " Chi prende un turco è suo" ) .



* VAIU PI GUADAGNARI E FAZZU DETTA.

(Cerco di ottenere guadagni, ma ottengo perdite. È l'amara constatazione di una condizione economica che va sempre peggio).



* STRITTA UN CI VENI E LARGA UN CI TRASI.

(È il motto degli incontentabili, ai quali, non và bene mai niente).



* A BEDDU CORI !

(Dimostrare disponibilità verso qualcuno. È come dire :”a disposizione, di vero cuore”).



* PI FACCIFARIA.

(Fare qualcosa per tanto per farla, solo per l’apparenza e senza convinzione).



* ARRISTARI A LU VIRDI.

(Rimanere al verde. Tale detto è diffuso ovunque e per tutti ha identico significato, cioè "rimanere senza soldi". L'origine risale ai tempi in cui ancora non era stata portata nelle case la luce elettrica. L'illuminazione veniva garantita da lumi a petrolio o da candele di cera. Ed è appunto da un diffusissimo tipo di queste ultime, che trae origine tale espressione. Infatti erano state prodotte delle candele che presentavano la parte finale in basso di colore verde ; quando la fiamma cominciava ad intaccare questa parte colorata, si pensava già di essere vicini alla fine della cera e pertanto occorreva procurarsi un'altra candela. Da quì e' derivata l'abitudine di usare il detto anche quando si è a corto di denaro) .



* ARRISTARI BACCARIATU .

(Rimanere senza denari. Anche in questa espressione si evidenzia una situazione in cui ci si viene a trovare senza soldi e l'origine è da ricercare nell'antico gioco del baccarà, considerato d'azzardo. Infatti non è raro che tante persone dedite a questo ingiustificabile vizio, possano perdere sia il denaro che portano con sé, che altri beni immobili come case, terreni, ecc.) .



* ARRISTARI A L'ASCIUTTU.

(Anche questo detto è simile ai due precedenti e deriva dall'acqua, che asciugando, non lascia alcuna traccia).



* CHIANCIRI CU LACRIMI DI COCCODRILLU.

(E' credenza diffusa che quando si piange per finta o solo per mostrare un falso pentimento per qualcosa, si dice che quelle versate, sono lacrime di coccodrillo. L'espressione deriva dal fatto che il coccodrillo, quando termina di consumare il proprio pasto, ha sempre una lunga e lenta digestione che gli provoca una lacrimazione. Considerando che tale animale, spesso è un divoratore di persone, si dice che con questo pianto, non certamente voluto, esso dimostri un pentimento non sincero, che è sicuramente simulato).
[Modificato da magiadimaglia 08/12/2008 22:12]